Russia: Opportunità per il Made in Italy

Nel 2014 i rapporti economici fra la Russia e l’Europa hanno subito un brusco cambiamento che ha generato una situazione del tutto nuova; infatti, sebbene oggi per le aziende italiane risulta più compliato, se non addirittura impossibile esportare i propri prodotti in Russia, questo non significa che per le imprese italiane non ci possa essere la possibilità di operare nel paese più grande del mondo. Per assurdo, le sanzioni dei paesi occidentali e sopratutto le contro-sanzioni russe, hanno creato un nuovo modo di concepire l’investimento straniero che potrebbe, di fatto, salvare il made in Italy e rigenerare un settore ormai martoriato dalla concorrenza straniera. Il “Made with Italy” sembra possa essere la formula vincente per l’impresa italiana in modo tale da poter continuare ad esportare anche all’estero; l’innovazione sta appunto nel non epsortare il prodotto bensì la tecnologia e le tecniche di produzione nel paese estero creando apposite “joint venture” miste.

Investire in Russia 2019

Questo processo in Russia ha già preso piede in diversi settori, da quello metallurgico e tessile fino a quello alimentare e della moda. I vantaggi nel made with Italy sono multipli in quanto da un lato l’impresa italiana garantisce un prodotto di qualità che rispetti gli standard del vero made in Italy, inoltre da la possibilità a lavoratori italiani di doversi spostare in Russia per assumere il delicato ruolo del quality management, ovvero del controllo qualità sulla produzione. Allo stesso tempo, la parte russa della joint venture garantisce all’imprenditore italiano maggiori garanzie a livello locale (conoscenza del luogo, della manodopera e dei prezzi) così come agevola notevolmente le relazioni dell’impresa con il sistema burocratico e le istitutizioni.

Creare una joint venture italo-russa porta dei vantaggi pratici ad esempio nella tassazione; infatti una società che è almeno al 51% russa, ha una percetnuale di tassazione degli utili al 13%; se invece il proprietario/i non hanno la residenza nella Federazione Russa, allora la tassione è al 15%; infine se si parla di utili generati da persone fisiche non residenti in Russia, allora la tassazione arriva al 30%; da non dimentiacare anche il fatto che le PMI considerate legalmente straniere non hanno la possibilità di usare la contabilità semplificata, bensì sono soggette a quella ordinaria. Secondo le leggi vigenti, qualsiasi società in Russia, indipendentemente dalla grandezza, deve avere un direttore che, qualora non sia russo, deve essere in possesso di regolare permesso di soggiorno o di un permesso di residenza temporaneo. Per poter ottenere il permesso di soggiorno in Russia, bisogna prima ottenere il permesso di residenza temporaneo che ha come prerequisiti la conoscenza della lingua russa, quindi bisogna passare un esame di lingua e cultura russa composto da 90 domande a crocette e una prova orale registrata (la percentuale di risposte esatta deve essere non inferiore all’80% qualora si voglia poi ottenere il permesso di soggiorno). Inoltre per poter ottenere il permesso di residenza temporaneo bisogna essere domiciliati in edifici privati che si trovano in Russia (casa o appartamento), bisogna effettuare con successo diversi esami medici in ospedali pubblici specializzati che prevedono l’esame dallo psicologo, delle urine, malattie infettive ed esami del sangue e bisogna avere la fedina penale pulita. Infine, per poter ottenere il permesso, l’aspirante candidato deve presentarsi ad una commissione che valuterà le motivazioni e i requisiti di ogni candidato. Per i richiedenti italiani, il peiodo di attesa può variare da 2 a 6 mesi ed è d’obbligo sottolineare che il permesso di residenza da la possibilità allo straniero di operare solo nella regione nella quale è registrato; l’unico modo per poter investire e lavorare liberamente in diverse regioni resta quello di ottenere il permesso di soggiorno. É evidente che un direttore di origini russe, favorisce non solo l’aspetto pratico lavorativo ma anche quello burocratico ed istituzionale. In ogni caso, sia i russi che gli stranieri in possesso di un permesso di residenza non devono attendere troppo a lungo per l’apertura di una società in Russia; infatti il periodo per presentare la documentazione necessaria e ricevere la partita IVA in Russia varia fra i 7 e i 15 giorni lavorativi, così come il capitale minimo per costituire una s.r.l (OOO – Общество с ограниченной ответственностью) è di appena 10.000 Rubli, per una s.p.a. (OAO – Публичное акционерное общество) 100.000 Rubli. (per un articolo più esaustivo sull’apertura di società in Russia, si veda qui)

Uno dei fattori più contradditori riguardo la possibilità per le imprese italiane di investire in Russia, è il capitolo personale, ovvero la forza lavoro russa. Guardando il Global Human Capital Index, che è un indice calcolato da the World Bank che misura il grado di sviluppo del capitale umano in ogni paese, nel 2017 la Russia occupa il 16 posto ponendosi al terzo posto nell’Est Europa e come prima nazione fra i BRICS, invece l’Italia è al 35 posto. La Russia, assieme al Canada è al primo posto al mondo per percentuale di laureati (54% nel 2013, in Italia questa percentuale è del 17%), infatti non è un segreto che per i russi la laurea triennale non viene socialmente considerata come “educazione terziaria” e il grado di Dottore in Russia è riservato solo a che finisce gli studi del dottorato. In poche parole una forza lavoro altamente qualificata che è allo stesso tempo meno costosa rispetto a quella Europea. Inoltre bisogna sottolineare che la percentuale di laureti in Russia è in costante aumento, infatti la fascia 25-34 anni ha il 58% di laureati (Italia 24%). Come già ribato precedentemente, la manodopera in Russia è meno costosa rispetto all’Europa Occidentale, eccezion fatta però per Mosca dove gli stipendi sono più alti rispetto ad altra zone della Russia, come ad esempio il Caucaso così come gli Urali. Per questo motivo, fin dalla nascita della Russia dopo il crollo comunista, si è verificato un costante flusso migratiorio interno nel quale molti russi e stranieri provenineti dalle ex repubbliche sovietiche, tentano di trovare lavoro nella capitale proprio per il livello degli stipendi. Per dare una stima sui salari russi, lo stipendio medio negli Urali meridionali ad esempio, è poco meno di 29.000 rubli lordi mensili, ovvero 400 euro. Il lato negativo invece riguardante la forza lavoro in Russia è rappresentato da quello che può essere considerato come il maggior ostacolo per gli stranieri ad investire nella Federazione Russa, ovvero la lingua. Attualmente, quasi l’86% dei Russi ha dichiarato di non conoscere alcuna lingua straniera; per questo, sopratutto se ci si sposta da Mosca e San Pietroburgo, la conoscenza della lingua russa diventa un prerequisito necessario non solo per poter investire, ma anche per poter vivere. Tuttavia, bisogna anche sottolineare che fra le fascie più giovani, la consapevolezza dell’importanza della lingua straniera è di gran lunga maggiore rispetto alle generazioni più anziane; infatti negli ultimi 15 anni in tutte le grandi città russe si sono aperti innumerevoli centri linguistici privati che insegnano non solo l’inglese, ma anche altre lingue europee ed asiatiche. Questi centri non sono propedeutici all’ottenimento di eventuali certificati di lingua, bensì servono puramente a studiare e conoscere una nuova lingua. La conoscenza della lingua inglese è una priorità anche per il governo russo che incentiva, tramite benefits e programmi specifici, l’arrivo di nuovi stranieri che possano insegnare l’inglese nelle scuole pubbliche. Il Governo Centrale, coadivato attivamente dai governi Federali e Regionali prendono attivamente parte nel disegno di creare maggiori joint venture con investitori stranieri in quanto la Russia si è prefissata l’obbiettivo di ridurre entro il 2020 il 50% delle importazioni per dare spazio al Made in Russia.

In ogni caso come già precedentemente detto, le compagnie straniere non vengono considerate “nemiche” del made in Russia, al contrario possono diventare utili ed indissolubili alleati per migliorare e sopratutto diversificare l’economia russa, ancora troppo dipendente dall’esportazione di risorse minerarie. Per questo motivo, nelle maggiori città russe i governi regionali hanno creato le apposite ZES (ovvero zone economiche speciali) dedicate appunto ad aziende straniere/joint venture. Infine bisogna dire che le sitituzioni russe sono molto attive anche sul piano delle relazioni; infatti in collaborazione con i consolati e con le ambasciate delle nazioni straniere, si creano spesso forum economici con l’intento di far conoscere imprenditori russi e quelli stranieri. In questo senso è indubbio che l’Italia ricopre un ruolo privilegiato nel cuore dei russi; infatti la passione che questo popolo prova per la cultura e le tradizioni del bel paese sono ineguagliabili. Prima ancora dei prodotti, la Russia ha bisogno della tecnologia e del quality management italiano, per questo le imprese italiane hanno in Russia un ambiente favorevole e anche una sorta di “favoritismo” nell’instaurare rapporti commerciali. Il momento per investire in Russia è propizio, in quanto il rublo si sta stabilizzando e il PIL, dopo una crescita del 1.6% nel 2017 e 1.8% nel 2018, sta mantenendo il trend costante anche nel 2019 in quasi tutti i settori (solo quello agricolo è altalenante).

Secondo i maggiori esperti russi, il cambio con l’euro (EUR/RUB) si è ormai stabilizzato del tutto e ci sono buone possibilità che nel secondo trimeste 2019 posa scendere sotto i 70 rubli per 1 euro, qualora il prezzo del petrolio al barile dovesse mantenersi sopra i 50-55 dollari. Un rublo in via di “rafforzamento” può solo favorire investimenti nel breve-medio periodo e maggiori profitti (per via del cambio favorevole) nel medio-lungo periodo. Infine, un buon motivo per le imprese italiani di investire nel futuro in Russia, è quello che lo spazio Euroasiatico (ovvero la zona di libero scambio fra Russia, Kazakhstan e Bielorussia) non solo sta funzionando bene, ma si sta anche espandendo grazie all’adesione di Kirgistan e Armenia portando quindi a 5 le nazioni facenti parte. Inoltre non bisogna dimenticare che la Russia è membro dei BRICS e sopratutto della Cooperazione di Shangai (Шанха́йская организа́ция сотру́дничества (ШОС)), ovvero un’alleanza economica e di sicurezza creata nel 2001 e che sta continuando ad espandersi. Fanno parte fin dalla sua creazione Cina, Russia, Kazakhstan, Kirgistan Tajikistan e Uzbekistan; inoltre nel giugno 2017 India e Pakistan sono diventate anch’essi partner effetivi della cooperazione. Ancor più interessante è sottolineare che ci sono diverse nazioni osservatrici che prendono parte ai meeting e hanno manifestato l’intenzione di diventare partner in futuro: Mongolia, Bielorussia, Iran, Afganistan ed ancora Turchia (che nel 2012 ha manifestato la possiblità di abbandonare la possiblità di far parte della EU per abbracciare la cooperazione di Shanghai), Armenia, Arzebaijan, Cambogia e Nepal. Pensare che in futuro possa espandersi e dar vita ad una sempre più forte cooperazione economica e non solo, potrebbe aprire interessantissime prospettive per poter operare attivamente in un mercato sempre più dinamico e lanciato verso il futuro. É ormai evidente che, sopratutto a seguito delle sanzioni del 2014 e delle vicessitudini politiche che ne sono susseguite, la Russia si sta rivoltando sempre più apertamente verso oriente, rinunciando quindi senza troppe perdite al dialogo con l’Europa.

Detto questo però, bisogna sottolineare che la Federazione continua ad avere bisogno delle imprese europee in diversi settori economici di importanza strategica, e in questo senso l’Italia è senza dubbio la nazione priviliegiata e maggiormente preferita dai russi. Il progetto economico russo è chiaro, espansione ad oriente con l’inclusione di imprese europee e italiane sopratutto nel processo di produzione interno (e di conseguenza esterno nell’ambitto della zona euroasiatica e della cooperazione di shangai) con la strategia del “Made With”. Per questo le aziende italiane diventano un attore di fondamentale importanza in questo disegno che potrerebbe dare allo stesso tempo nuove prospettive e sbocchi alle imprese italiane ormai in crisi.

Expand2east è un progetto di SAF SERVICE BUSINESS CONSULTING, società da anni impegnata ad aiutare imprenditori internazionali ad intraprendere in Russia. Per ogni domanda, non esistate a scrivere a info@safservice.com

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